28 marzo 2024
Aggiornato 10:00
La decisione irrevocabile

Chiamparino si è dimesso dalla Conferenza delle Regioni

Dopo il giudizio di parificazione della Corte dei Conti relativo al Piemonte nel 2014, che ha rilevato un buco da 6 miliardi, il Presidente vuole dedicarsi di più alla sua Regione. Le dimissioni resteranno comunque congelate fino all'approvazione della Legge di Stabilità

TORINO - 6 miliardi di disavanzo in Piemonte, 5,8 per la precisione, e Chiamparino non se la sente di andare avanti come Presidente della Conferenza delle Regioni. I colleghi gli hanno chiesto di restare, ma lui non può. Non vuole. "Ho rassegnato le dimissioni dalla presidenza della Conferenza delle Regioni perché è evidente – ha detto questa mattina a margine della seduta romana della Conferenza delle Regioni – che, dopo il giudizio di parificazione della Corte dei Conti relativo al Piemonte nel 2014, una Regione in queste condizioni non può stare in testa alle altre. Mi devo dedicare di più al Piemonte». Le dimissioni resteranno comunque congelate fino all'approvazione della Legge di Stabilità, ha annunciato.

Chiamparino bacchetta il Governo

Commentando la 'sentenza' della Corte dei Conti Chiamparino aveva detto che "non poteva che andare in questo modo», ma non ha perso occasione di tirare le orecchie (giustamente) al Governo, reo di non aver varato il decreto "che abbiamo concordato con il ministero dell'Economia e che ci avrebbe consentito di affrontare la situazione». Non avrebbe modificato il giudizio della Corte, certo, ma perlomeno «ci avrebbe detto come affrontarlo». In assenza di un provvedimento del governo, il Piemonte si trova ora a dover sborsare qualcosa come 800 milioni di rata a copertura del debito per i prossimi 7 anni, a fronte di una disponibilità di risorse di appena 400 milioni. "È chiaro che così non possiamo fare niente".

Serve un «decisivo» intervento legislativo

Secondo la Corte dei conti del Piemonte serve un «decisivo» intervento legislativo che, tenendo conto dei precetti costituzionali e dei vincoli comunitari, preveda per la Regione un piano di rientro dal disavanzo che sia «economicamente sostenibile e che al tempo stesso non blocchi gli investimenti», a partire dal raggiungimento dell'effettivo equilibrio della gestione ordinaria, altrimenti il rischio è che si arrivi "inevitabilmente al blocco delle attività".

No alla responsabilità politica

Chiamparino si è assunto «la responsabilità gestionale delle attuali condizioni del bilancio», ma non quella politica, frutto di un'errata formulazione del decreto sblocca crediti o di una sua errata interpretazione. Almeno 3 miliardi dei 5,8 che compongono l'attuale buco nei conti della regione infatti sono imputabili all'interpretazione del decreto 35 che la corte costituzionale ha dichiarato illegittima.