23 aprile 2024
Aggiornato 10:30
La denuncia del M5S

Riordino province, come cambiare tutto per non cambiare niente

Una legge confusa, poco chiara, «che non riorganizza nulla e conserva il più possibile lo status quo, demandando le scelte più importanti. La Regione Piemonte semplicemente decide di non decidere»

TORINO - Il DDL 145 sul riordino delle Province non dà certezze. Che fine fanno le province? Non è chiaro per niente. «Questa legge non riorganizza nulla, conserva il più possibile lo status quo e demanda il più possibile le scelte più importanti. La Regione Piemonte semplicemente decide di non decidere». Durissimo l'attacco del M5S. «Ci saremmo aspettati più coraggio ed un approccio più pragmatico, invece ancora una volta hanno trionfato i tatticismi. Altre regioni si sono mosse prima e meglio».

Piemonte fanalino di coda
Emilia Romagna, Toscana e Liguria hanno legiferato in tempo ed in modo chiaro mentre il Piemonte è arrivato con il fiato corto al termine perentorio previsto per il 31 ottobre. La scelta più razionale sarebbe stata quella di far confluire direttamente alle Regioni le funzioni delle province, in modo da avere un quadro complessivo per la razionalizzazione dei costi e la gestione del personale. «Adesso al caos istituzionale generato dalla legge nazionale Delrio si somma l'immobilismo della Giunta Chiamparino».

Si apre un pericoloso spazio per l'arbitrio dei singoli funzionari
Il rischio principale, quando le leggi non sono chiare o rimandano ad ulteriori disposizioni come in questo caso, «riguarda l'apertura di un pericoloso spazio per l'arbitrio dei singoli funzionari» denunciano ancora i grillini. «Nel corso del dibattito in aula abbiamo posto più volte l'attenzione, attraverso numerosi emendamenti, anche sulla salvaguardia dei posti di lavoro, con particolare attenzione alla situazione dei cosiddetti precari delle Province 'inguaiati' dalla riforma Delrio. Auspichiamo che l'impegno a salvaguardare i posti di lavoro assunto dal Consiglio regionale con l'approvazione dell'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto non rimanga solo sulla carta».